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L’ASTRATTISMO: PUREZZA OLTRE LA COMPRENSIONE Luigi la Gloria |
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Con l’espulsione, dunque, della componente plastica e cioè l’eliminazione della modellatura dei corpi con luci e ombre, procedimento proprio della pittura europea da Giotto in poi, si ritorna in qualche modo a quel geometrismo tipico dell’arte primitiva.
La cultura occidentale aveva fino ad allora inteso l’arte in funzione della riproduzione del reale, avendo come obiettivo un perfetto naturalismo. Questo atteggiamento culturale di fondo si rompe proprio quando le nuove scoperte tecnologiche portano alla nascita della fotografia e del cinema, perfezionando allo stesso tempo le tecniche della riproduzione a stampa. La civiltà occidentale diviene sempre più una civiltà delle immagini ma, paradossalmente, la pittura, in quello specifico processo, si trova a ricoprire un ruolo sempre più marginale. In effetti, competere con la fotografia sul piano della riproduzione del mondo reale sarebbe stato decisamente inutile. Alla pittura occorreva trovare una nuova nota distintiva che non fosse quella della riproduzione naturalistica. È quanto, sul piano tecnico, fecero i pittori dell’impressionismo ed è quanto, sul piano dei contenuti, faranno i pittori della fase successiva. Di conseguenza il Novecento sarà il secolo in cui l’arte, ed in particolare la pittura, non si limiterà più a riprodurre ma si impegnerà soprattutto a comunicare.
Naturalmente, anche l’arte precedente era votata alla comunicazione. In verità, tutto ciò che rientra nell’ambito della creatività umana è comunicazione. Soltanto che prima avveniva sempre per il tramite della riproduzione del visibile o del tangibile. E il camino verso quel cambiamento, che produrrà la rottura tra arte e rappresentazione del reale, muoverà i suoi primi timidi passi all’ombra dell’impressionismo.
Questo nuovo modello di pittura rinuncia alla rappresentazione del mondo reale nonchè, in una qualche misura, di quello immaginario e, ispirandosi ad un giudizio espresso da Hegel durante una lezione di estetica a proposito di un’arte pura, separa rigorosamente l’artisticità dalla destrezza tecnica che implica la riproduzione del reale e, di conseguenza, crea una sostanziale distinzione tra il saper fare ed il voler fare. Il rifiuto dell’elemento plastico e formale conduce inevitabilmente l’artista a prediligere il mondo instabile del sogno e dell’astrazione e, quando l’idea del soggetto perde totalmente di significato, ecco che l’arte raggiunge il suo massimo stato di purezza, l’equivalente pittorico della musica pura di cuiSchubert fu il grande profeta.
Le macchie di Kandinskij e le linee che si incrociano ad angolo retto di Mondrian sono soltanto due fra le infinite combinazioni di quel nuovo linguaggio anche se, in seguito, con le scelte fatte da quest’ultimo, la pittura si sposta sotto il dominio di una nuova eteronomia, quella della geometria elementare. Illuminanti restano invece le parole di Kandinskij a proposito dell’astrattismo privo di significato, quando scrive … Il sole tramontava, tornavo dopo aver disegnato, ed ero ancora tutto immerso nel mio lavoro, quando aprendo la porta dello studio, vidi davanti a me un quadro indescrivibilmente bello. All’inizio rimasi sbalordito, ma poi mi avvicinai a quel quadro enigmatico, assolutamente incomprensibile nel suo contenuto, e fatto esclusivamente di macchie di colore. Finalmente capii: era un quadro che avevo dipinto io e che era appoggiato al cavalletto capovolto…Quel giorno mi fu perfettamente chiaro che l’oggetto non aveva posto, anzi era dannoso ai miei quadri.
Da questo si evince che Kandinskij non giunse all’astrattismo in un istante preciso, nè per una subitanea folgorazione. La stessa data del suo primo acquerello, il 1910, con il quale si dà tradizionalmente inizio alla pittura astratta europea, è stata spostata in avanti dagli studiosi al 1913. In ogni caso il punto di svolta di Kandinskij è certamente la consapevolezza e la conseguente teorizzazione della necessità di abolire l’oggetto dalla visione pittorica. Tuttavia la sua idea dell’astrazione affonda le radici in concetti teosofici e spirituali che permeano e nutrono i suoi dipinti. Eppure suscita un certo stupore scoprire che l’Astrattismo è un'esperienza artistica che si sviluppò in diverse zone dell’Europa senza intenti comuni tra i vari artisti.
Esso, in qualche modo, germogliò in una maniera che si può definire del tutto naturale.
L’esperienza della seconda guerra mondiale segna vinti e vincitori, l’arte si stacca dal mondo per farsi espressione di un pessimismo individuale. Il caos e l’insensatezza, che sembrano governare il mondo, vengono rappresentati dall’informe e da un’arte vissuta come esperienza. L’opera, più vicina al pensiero surrealista che astrattista, nasce da un processo d’improvvisazione il cui risultato si compie solo a posteriori. La guerra non solo aveva portato morte e distruzione in Europa, ma aveva, anche per vie traverse, spostato la capitale artistica da Parigi a New York e in generale dall’Europa all’America.
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Uscita nr. 77 del 20/02/2017 |