:: RECENSIONI  
 

 

COLORI E SIMBOLISMO: VALERIANO LESSIO
     
 

Nelle opere di Valeriano Lessio si coglie subito, in quegli incroci di colori accesi distribuiti con una sorta di gestualità rituale, la perfetta mimesi del presupposto dell’astrazione. L’incontro con una pittura così composita e ricca di intense suggestioni, non dissimili dalle turbolenze del genio dionisiaco, richiamano alla memoria i contenuti dell’opera di Wilhelm Worringer: Astrazione ed empatia. Worringer era contemporaneo di Jung, di una sola generazione più giovane di Freud e di Nietzsche. E, parafrasando le teorie dello storico
Mark
Bloch, era proprio un figlio del suo tempo.
Astrazione ed Empatia, maturato nella Monaco a cavallo fra Otto e Novecento, dice, in una stringatissima sintesi, che l’impulso
 all’astrazione
 deriva
 dalla
 volontà
 di
 isolare il singolo oggetto accostandolo a forme astratte, trovando 
in 
questo 
modo 
un 
punto 
di 
quiete,
 una sorta di rifugio
dalla
 caoticità
 del
 mondo.
Le avanguardie di allora adottarono subito questo scritto come loro manifesto ideologico poiché trovarono, nelle pagine dedicate all’arte primitiva e poi egizia, bizantina e gotica, l'albero genealogico del loro stesso operare. Nel confronto fra gesti artistici così diversi e così radicalmente estranei alla cultura figurativa classica, a Worringer premeva soprattutto far comprendere l'intima affinità che lega i sentimenti all'espressione figurativa di un popolo cioè il nesso profondo tra anima collettiva e stile. La teoria dell'immagine dell'intero Novecento ne sarà totalmente influenzata e permeata e, da questo momento, l’astrattismo avrà la forza di liberare la fantasia di molti artisti, ora totalmente svincolati dalle norme e dalle convenzioni fino a quel momento imposte dalla tradizione. I campi in cui agire con nuove sperimentazioni si aprono a dismisura così che le direzioni prese dall’arte astratta appaiono decisamente eterogenee, con premesse ed esiti profondamente diversi.
O tempora o mores avrebbe gridato Cicerone dall’alto dei rostri.
Ma quelli erano tempi maturi per un radicale cambiamento nell’arte; l’inizio del nuovo secolo si apriva alla storia con prospettive inimmaginabili solo vent’anni prima …un secolo degli opposti spinti a un livello estremo, che ha visto convivere ricchezza e miseria, democrazia e dittatura, progresso e barbarie.

E benché la storia abbia sancito il valore di questa forma di pittura, ancor oggi molti si chiedono quale significato possa avere e soprattutto quali siano gli impulsi che spingono un artista a effettuare un cambiamento così radicale tanto da abbandonare la sicurezza della creazione figurativa per avventurarsi nell’universo sconosciuto, complesso e a volte rischioso dell’astrattismo.
Ebbene Valeriano Lessio, così come molti altri pittori coraggiosi, stanco dei modelli tradizionali che d’un tratto gli sono parsi sterili e per i quali non provava più attrazione, un bel giorno ha rivoluzionato il suo modo di dipingere, scegliendo di trasferire il suo talento in un mondo totalmente avulso dalla concretezza formale che ormai non nutriva più le sue aspirazioni e così ha dato vita a un suo proprio linguaggio, fatto di segni e colore, per edificare una nuova simbologia alla quale trasferire i concetti, le cose, le idee.
Tutto ciò deve ever spalancato agli occhi della sua mente orizzonti di una vastità insospettabile, non solo dal punto di vista della pura inventiva ma anche per la conquista di una libertà espressiva fuori dalle regole che apre al processo formativo di una nuova coscienza del sentire e dell’esternare.
Da quel momento l’astrattismo di Lessio ha seguito un percorso che non è più definibile di sola astrazione, ma che diviene assoluta invenzione.
C’è un’ultima cosa da aggiungere sulla discussa questione dell’interpretazione dell’arte astratta. La critica è generalmente orientata a considerare due ordini interpretativi: il primo si affida alla psicologia gestaltica, o psicologia della Gestalt generatasi in conseguenza alla nascita dell’astrattismo nel primo decennio del novecento, il secondo chiama in causa l’esistenzialismo.
La psicologia gestaltica si interessa dell’iterazione tra l’uomo e le forme; ossia come la percezione delle forme divenga esperienza psicologica. Il modo con il quale si struttura questa esperienza segue leggi universali, ad esempio il cerchio tende a esprimere sempre la medesima sensazione, indipendentemente da che cosa sia ciò che ha forma circolare, come in alcune opere di Mondrian e nel primo Kandinskij. Altrettanto avviene per l’interazione tra forma e forma, tra colore e colore e tra forma e colore. In sostanza l’atto percettivo, affidandosi a esperienze già possedute e a meccanismi di fondo, tende a interpretare le cose che vede indipendentemente da che cosa esse rappresentino.
L’altro metodo di decifrazione, che è quello con il quale mi piace interpretare Valeriano Lessio, è rintracciare l’esperienza esistenziale da cui è nata la specifica opera. L’artista, come chiunque altro, vive la stessa realtà di tutti, riceve le medesime sollecitazioni ma le interpreta con la sua personale sensibilità e, aspetto questo che lo rende diverso, le sa tradurre in forma. Il gesto creativo, sostanziandosi nell’opera, diviene dunque traccia esistenziale; l’opera creata diviene testimonianza dell’interazione tra realtà, sensibilità, creatività che può essere comune a tutti, ma che solo l’artista, proprio perché tale, sa esprimere e oggettivare.

Passione

 

In questo dipinto Valeriano descrive sulla tela, attraverso un estremo contrasto cromatico, la potenza della pulsione più misteriosa e travolgente che la natura umana possa esprimere: la passione. Ecco l’esempio di come l’astrattismo sia in grado di raggiungere il vertice della sintesi concettuale ed emotiva attraverso l’incontro di due colori, il rosso e il nero. Un incontro, questo, che nel suo procedere diviene necessariamente scontro per poi, al culmine della sua veemenza, precipitare privo di vitalità, ricadendo in una sorta di appagante equilibrio. Ma si tratta di un inganno della mente, perché la passione non è mai veramente appagata in quanto è figlia del caos. Nell’opera di cui si parla sono impressi i segni del conflitto tra i potenti elementi che compongono questa primordiale forma di energia che permea la natura umana in ogni suo atto. E le tracce più drammatiche dello scontro sono rappresentate da quelle ciocche di bianco disposte qua e là sulla tela come ferite aperte, più frequenti nella sfera del nero che in alcuni punti perde perfino di intensità fino a lambire una confusa tonalità di grigio. Dunque il rosso che nel simbolismo di Lessio è luce, messaggio di vita e di continuità, trionfa su quella parte, il nero, che esprime l’eccesso dove è celata la violenza dell’istinto. Davvero una suggestiva rappresentazione della passione apollinea che vince il satiro dionisiaco.

Estate

 

In questa opera l’artista non solo nega il concetto di immagine ma anche il fondamento stesso dell’arte. Di quell’attività, cioè, che ricerca l’ordine nelle cose per giungere a quel prodotto che è l’opera d’arte. I quadri di Lessio ci rimandano invece a una diversa disposizione delle cose, della realtà dell’universo le cui leggi, come ci insegna la fisica, sono razionali, ma il cui esito, come spiega il secondo principio della termodinamica, è il caos più assoluto. In questa luminosa e caotica rappresentazione dell’estate, simbolismo ed emotività permangono le sole chiavi di interpretazione del dipinto. Nell’antica Grecia il giallo era il colore della follia e del lato oscuro del desiderio mentre nell’iconografia popolare è il colore delle messi; giallo è il sole, il calore dell’estate, il piacere della vita, degli inebrianti profumi della vegetazione mediterranea. Ma, in una celebrazione che coinvolge anche la natura umana, non poteva mancare il simbolo di seduzione: l’arancione nelle cui spire l’uomo si abbandona alla voluttà. E l’autore, tra i trionfali tocchi di giallo e le seducenti prospettive dell’arancione, introduce brevi ma intensi tratti di nero come a ricordare, a se stesso e a chi guarda, di non eccedere nelle pulsioni scatenate dall’estate.

Lontani ricordi


Se la psicologia applicata all’interpretazione può spiegare il meccanismo attraverso cui un’opera astratta può apparire bella o brutta, difficilmente potrà spiegare quale sarà l’opera bella e quale la brutta. Essa non può fornire elementi di valutazione critica, essendo questi di pertinenza esclusiva dello storico dell’arte. Sic stantibus rebus, il principio che deve ispirare la bellezza e la forza di un’opera astratta deve passare necessariamente attraverso il gusto e il giudizio di colui a cui piace. E Lontani Ricordi è un dipinto bellissimo; esso racconta, attraverso le sue dolci e concilianti tinte pastello, le nostalgie più intime che ognuno di noi conserva dentro di sè. Certamente il presente è lo specchio della realtà con la quale dobbiamo confrontarci ma è nella memoria che sono custoditi i ricordi, il dono più grande di questa nostra consapevolezza di esistere. Nella memoria si rinvengono le conoscenze che ci aiutano a migliorare la vita, ma in essa vi sono anche quei ricordi che appartengono alla sfera intima ed esclusiva che il tempo ha reso trasparenti come il colore delle favole. E quando nell’abbandono essi ritornano alla mente, trasfigurati come le note di un flauto magico, ci pervade un’impareggiabile gioia come quella che Lessio vuole suscitare con questo dipinto.

Vibrazioni marine


Qui l’opera non solo documenta l’essere al mondo dell’artista, aspetto questo marginale nel complesso della composizione, ma è soprattutto la testimonianza dell’esserci nella realtà esistenziale della vita in un determinato momento, in una particolare situazione, in uno specifico contesto. E’ proprio questo che conferisce all’opera un valore di documento storico-culturale proprio perché frutto di un particolare pensiero. In Vibrazioni Marine l’azzurro del mare è il fondale sul quale poggiano le bellissime tonalità di cui si è servito l’autore per dare completezza e significato alla sua opera. Su di esso fluttua il colore delle sue emozioni che, in certi punti della tela, esprime con delicata liricità mediante quelle sfumature pastello che circondano il possente respiro del mare rappresentato dal quel blu dell’abisso oceanico che conquista e spaventa allo stesso tempo. Ma l’intenso e suggestivo cuore dell’opera non è che un frammento dell’insieme che, se scomposto nelle sue singole unità cromatiche, svelerà il complesso e meraviglioso mondo delle emozioni intorno alle quali gravita l’esistenza intellettuale dell’umanità.

 

 

 

 

 

 

 

 

Uscita nr. 74 del 20/08/2016