:: DIARI DI VIAGGIO  
  TEOTIHUACÁN: IL LUOGO DOVE EBBERO ORIGINE GLI DEI GLI DEI
Anna Valerio
     

 

 

Che popolo l’ha costruita? Chi ha mai potuto progettare una tale meraviglia? Quali genti e quale cultura ha dato origine alla più imponente città della mesoamerica?
Ciò che noi oggi sappiamo è quello che studiosi e archeologi sono riusciti a dedurre dallo studio di ciò che resta di questo enorme sito e cioè che, a nord della valle del Messico, sulle rive del lago Xaltocan, intorno al 300-200 a.C. alla fine del periodo preclassico, sorge la città che come nessun’altra sarà destinata ad esercitare la sua influenza su tutta la cultura mesoamericana, a partire dal nord fino alla zona maya e dalla costa del golfo alla zona zapoteca di Oaxaca. Noi oggi la indichiamo con il nome che le assegnarono gli Aztechi molto tempo dopo il suo non ancora del tutto spiegato declino: Teotihuacán che, in lingua nahuatl, significa il luogo dove ebbero origine gli dei o, secondo un’interpretazione più recente "il luogo del sacrificio prezioso".
Quindi perfino il suo nome è avvolto da mistero infatti non se ne conosce la denominazione originaria anche se in alcuni glifi, rinvenuti nella regione Maya, è definita come "Puh", ovvero la "regione dei canneti” analogamente ad altri insediamenti chiamati Tollan, termine con il quale si intende un tipico modo di concepire l'inurbazione in Centroamerica assimilando metaforicamente i fasci di canne, che facevano parte dell'ambiente lacustre dell'altopiano del Messico, agli assembramenti di persone in una comunità.
Quando già era una prospera città, attorno all’anno 0 della nostra era, si sa che le violente e devastanti eruzioni dei vulcani Xitle e Popocatepetl spinsero le genti dell’altipiano ad un importante fView from Pyramide de la luna.jpglusso migratorio che ne aumentò notevolmente la popolazione. Le ragioni della sua straordinaria affermazione sono legate sia alla posizione strategica su una rotta commerciale importante - che univa nord con sud ma soprattutto la zona costiera orientale con l’entroterra – che alle risorse naturali di cui disponeva: sorgenti d’acqua, terreni fertili, miniere di serpentina e basalto e giacimenti di ossidiana.
Ma ciò che la caratterizza più di ogni altra cosa e che le assegna quel ruolo di riferimento che ricoprirà per quasi mille anni è che, dominata com’è dalle imponenti Piramidi del Sole e della Luna, si configura agli occhi di popoli anche molto lontani come la città sacra per antonomasia nella quale le soluzioni artistiche adottate, sia nella pittura che nella scultura, non hanno lo scopo di celebrare la quotidianità politico-religiosa o di ricordare questo o quel personaggio ma, con la scelta di rappresentare divinità e animali in modo stereotipato, danno peso al ruolo svolto da questi soggetti che alla fine si differenziano tra loro solo in base ai parafernalia (specifici attributi) non alla loro individualità. È proprio questo che le conferisce un’atmosfera che travalica il quotidiano per spingersi a farla diventare rappresentazione simbolica di un mondo superiore ed è probabilmente questa la ragione della denominazione che le attribuirono gli Aztechi, colpiti dalla sua imponenza, dalla grandiosità, dalla composta armonia e dall’aria di distaccata magia che vi si avverte. Noi oggi tutto questo lo percepiamo intatto e, al cospetto di quelle pietre millenarie, proviamo un timore reverenziale e un profondo rispetto per una civiltà capace di concepire un tale progetto.
Teotihuacán è il più grande sito archeologico precolombiano del Nord America e, dalla sua fondazione, si sviluppò senza soluzione di continuità fino al 750 d.C., anno nel quale iniziò la sua decadenza che si concluse con il totale abbandono per ragioni che ancora non sono del tutto chiare. Ma il segno lasciato nella storia da questa città è talmente profondo tanto che oggi si parla di cultura teothiuacana per designare la civiltà di cui era il fulcro, che si estese fino a comprendere la maggior parte dell'attuale Messico e spinse la sua influenza anche giù a sud addirittura fino all’attuale Honduras.
Oltre al nome, anche gli esordi della storia di Teotihuacan sono avvolti nel mistero e l'origine dei suoi fondatori è tuttora oggetto di discussione. Per molti anni l’opinione più fortemente sostenuta dagli archeologi è che fosse stata costruita dal popolo dei Toltechi, una delle più antiche civiltà precolombiane, ma documenti più recenti la farebbero risalire ad un’epoca ancora precedente. Alcuni studiosi ne candidano come fondatori il popolo dei Totonachi, ma comunque il dibattito resta tuttora aperto. Esistono prove del fatto che almeno alcuni degli abitanti di Teotihuacan provenissero da zone diverse dell'area di influenza teotihuacana, infatti si sono riscontrate tracce di presenza di etnie Zapoteca, Mixteca e Maya e senza dubbio sia la cultura che l'architettura di Teotihuacan subirono influenze dalla civiltà Olmeca, considerata la "civiltà madre" di tutte le culture centroamericane.
L'edificazione di Teotihuacán, che secondo la leggenda sorge nel luogo dove gli dei si riunirono per progettare la creazione dell'uomo, iniziò verso il III sec a.C. e raggiunse il culmine del suo splendore nel periodo compreso tra il 150 e il 450 d.C., quando divenne il centro principale di quella cultura che dominò l’intera America Centrale, esercitando un potere e un'influenza paragonabili solo a quelli dell'antica Roma. Nel momento di massimo sviluppo ricopriva un’estensione di più di 30 km², ospitando una popolazione di oltre 150.000 persone, forse addirittura di 200.000, probabilmente multietnica e il suo governo era su base territoriale.
Il caratteristico assetto urbanistico di Teotihuacán, la sua imponenza e la meticolosa geometria, dimostrano una pianificazione accurata e centralizzata: tutti gli edifici sono orientati 15,28° N-E e seguono una griglia creata a partire dall’asse principale: il lunghissimo cosiddetto “viale del morti” ai cui lati si innalzano, con una regolarità e una continuità quasi ossessive, delle relativamente basse piattaforme che gli Aztechi prima e gli Spagnoli poi ritennero essere tumuli funerari.

In realtà entrambi sbagliavano perchè gli antichi abitanti della città usavano cremare i corpi dei loro defunti e seppellirne le ceneri al di sotto del pavimento delle abitazioni. Nella struttura della città, quella che oggi viene chiamata Calzada de los Muertos (traduzione del termine nahuatl miccaohtli) si estende dalla Piramide della Luna verso sud ed è incrociata da un asse E-O che si sviluppa lungo il fiume ora chiamato San Juan. Questa pianificazione divide la città in quattro quadranti - in modo analogo a quanto verrà poi progettato per la capitale degli Aztechi, Tenochtitlàn - e riflette probabilmente la visione mesoamericana del cosmo quadripartito con i cinque punti cardinali: N, E, S, O e al centro il quinto, rappresentato da Teotihuacán che è quindi l’axis mundi.
All’incrocio tra le due vie principali si colloca quella che gli spagnoli chiameranno poi Ciutadela, un recinto all’interno del quale è costruito il Tempio del Serpente Piumato (Quetzalcòatl), oggi piuttosto in rovina, che è una piattaforma a base quadrata costituita da sei corpi sovrapposti, decorata sui quattro lati con sculture che rappresentano il serpente piumato e poi conchiglie e chiocciole a significare fertilità.


  


Si ritiene sia stato costruito in 150 anni e per la sua inaugurazione siano state sacrificate 96 vittime i cui resti, adornati con collane di teschi umani, sono stati ritrovati in una fossa ai piedi della struttura oggi visibili a Città del Messico nel Museo Antropologico. In un secondo tempo questa prima struttura del tempio è stata ricoperta da una seconda più grande che ne ha, così, permesso la conservazione. Era infatti consuetudine di questi popoli ingrandire i basamenti dei templi ogni tot anni o in occasioni speciali.


  


La scalinata è delimitata da alcuni elementi architettonici che diverranno poi tipici in tutta la mesoamerica: le alfardas, ovvero le rampe di protezione delle scalinate lungo le quali e si snodano bassorilievi che rappresentano il serpente piumato con il crotalo finale mentre la facciata è decorata con le colossali teste degli stessi serpenti piumati che si alternano a quelle di Tlaloc, il dio della pioggia. Il tutto era tinto a vividi colori bianco, rosso, giallo, verde, blu e l’effetto doveva essere davvero stupefacente.
Quest'area, probabilmente la più antica della città, si componeva anche di una vasta plaza, circondata da templi, che rappresentava il fulcro politico-religioso dove sorgevano palazzi nei quali viveva la maggior parte degli abitanti ricchi e potenti della città. Il più grande tra questi è il Palazzo dei giaguari che ha una superficie di più di 3300 m2 e si sviluppa un po’ come la casa romana, con un’unica entrata che immette in un patio centrale circondato da porticato e colonne sul quale si aprono le stanze. Il palazzo prende il nome da splendidi affreschi vivissimi che riproducono giaguari dipinti di rosso, giallo e blu (un animale che non viveva da queste parti e ciò indica contatti con i maya della jungla) adornati con diademi di piume di Quetzal, collane di artigli e dalle cui fauci escono nuvolette a forma di spirale che si ritiene siano la rappresentazione del canto. I giaguari sono piumati e questo delle piume è il massimo arricchimento che si possa aggiungere a una qualsiasi raffigurazione perché la piuma è davvero quanto di più prezioso possedessero. Quei popoli infatti ricavavano le piume solo dagli uccelli morti di morte naturale o uccisi da predatori in quanto per loro era tabù sopprimerli. È chiaro quindi il valore della piuma e in questo senso è da interpretarsi il valore del copricapo di Moctezuma, che egli donò a Cortes, fatto interamente di piume di Quetzal tototl, uccello oggi praticamente estinto.
La gente comune viveva invece in grandi costruzioni residenziali, paragonabili alle insulae romane, che sorgevano un po' in tutto il resto della città. Molti di questi edifici contenevano anche botteghe e laboratori artigianali dove si producevano e si vendevano oggetti di ceramica e altri beni. Una rete di fognature e di canalizzazione di acqua pulita attraversava tutta la città. La disposizione geografica di Teotihuacan è un ottimo esempio di pianificazione urbana mesoamericana: il posizionamento degli edifici è, in accordo con le convinzioni dell'epoca, una rappresentazione simbolica dell'universo che tiene conto di precisi orientamenti spaziali.
Nella città sono del tutto assenti fortificazioni o costruzioni ad uso militare: la sua influenza si ritiene sia stata maggiormente esercitata, infatti, per mezzo dei commerci e in forza della religione piuttosto che delle conquiste militari. Anche se questa mancanza di fortificazioni non dimostra, ipso facto, una mancanza di bellicosità imperialista dei suoi abitanti: non dimentichiamo che Sparta, per es, era priva di mura e di qualsiasi altro tipo di cinta, perché riteneva che gli scudi dei soldati fossero le sue mura eppure non si può dire non fosse dedita alla guerra. Di fatto è molto probabile che una concentrazione così alta di abitanti in una sola città, tale da impoverire demograficamente i dintorni, sia stata possibile anche perché gli insediamenti e le zone circostanti erano state asservite politicamente e militarmente da un impero che aveva qui la propria capitale. Magari organizzato secondo il modello, che sarà tipico del mesoamerica e altamente diffuso anche in seguito, della preminenza di una città-stato imperiale su varie altre città-stato sottomesse da tributi e private di parte dell'indipendenza spirituale, politica ed economica, oppure governate da dinastie locali costrette ad imparentarsi con la dinastia centrale.
Quanto alla fine di questa città, nel passato si riteneva che, in un qualche momento nel corso del VII o VIII secolo, fosse stata saccheggiata e bruciata da un popolo invasore, forse i soliti Toltechi. Ma studi archeologici più recenti sembrano invece indicare che gli incendi siano stati circoscritti agli edifici e alle residenze della nobiltà: infatti i quartieri più poveri risultano essere rimasti indenni dal fuoco. Potrebbe essere questa la prova che la distruzione sia stata provocata da una sommossa interna che provocò la rovina delle principali strutture cittadine, localizzate proprio lungo il Viale dei Morti, zona simbolo del potere. Il declino di Teotihuacan è stato anche messo in relazione con la terribile siccità degli anni 535 - 536 e questa teoria si basa sull'analisi dei resti umani trovati negli scavi, che mostra un aumento degli scheletri di persone morte nel corso del VI secolo ancora in giovane età con segni di denutrizione. Le due tesi non sono in contrasto dal momento che sia un aumento delle situazioni di conflitto esterno che una guerra civile possono avere avuto l'effetto di ridurre la disponibilità di acqua e di cibo.
Possedevano una scrittura, che però non è mai stata decifrata, ed è possibile che ci sia stata una produzione libraria, sebbene nessun testo sia mai giunto fino a noi. Sappiamo inoltre che il loro sistema di numerazione era molto simile a quello degli Olmechi ed era perciò composto da un insieme di barre e punti. Sicuramente erano un popolo particolarmente dotato dal punto di vista artistico.

Celebri sono le maschere di pietra ritrovate sul posto, realizzate con la nefrite, il basalto o la giada e decorate con conchiglie e ossidiana. L’ossidiana era un materiale molto richiesto e apprezzato in quella parte di mondo. Molti indizi portano a pensare che a Teotihuacan vi fossero almeno 350 punti di lavorazione di tale minerale.

È sempre qui che sono state innalzate le prime piramidi a gradoni, proprio quelle strutture che caratterizzano l’intera mesoamerica e che saranno un elemento fondamentale anche nell'architettura Azteca e Maya. Lo stile con il quale sono costruite è chiamato "talud-tablero", ovvero l’interruzione del corpo inclinato della piramide (talud) per mezzo di unità sporgenti (tableros). Quindi l’associazione di un pannello rettangolare sistemato sopra un piano inclinato; questo porta all’alternarsi di linee verticali e oblique che tanto sono caratteristiche delle civiltà precolombiane.
Se dal punto di vista stilistico è da qui che i dettami fondamentali sono stati esportati alle altre culture mesoamericane, è pur vero che queste non solo l’imitarono nelle costruzioni ma anche resero culto ai suoi maggiori dei in primis Quetzalcoatl (il serpente piumato), conosciuto per es. dai Maya come Kukulkan e poi Tlaloc, il dio della pioggia, che presso i Maya era Chaac. Quindi tutto partì da Teotihuacan, anche la religione praticata è quella che poi ritroviamo nelle altre civiltà mesoamericane. Era probabilmente il più importante centro religioso e si ritiene che la classe sacerdotale esercitasse anche il potere politico. Come succedeva in altre culture della regione, anche a Teotihuacan si praticavano sacrifici umani: durante gli scavi delle piramidi sono stati trovati resti sia di uomini che di animali offerti in sacrificio agli dei. Si pensa che, quando gli edifici venivano costruiti ex novo oppure ampliati, si facessero dei sacrifici per consacrarli. Per quei popoli era fondamentale ingraziarsi gli dei e lo si poteva fare efficacemente solo donando loro ciò che più di ogni altra cosa era prezioso: la vita.


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Arrivando nel sito si è quasi storditi dall’imponenza delle due grandi piramidi: la prima, la più alta è l'immensa Piramide del Sole (la seconda per grandezza tra le piramidi del nuovo mondo dopo la Grande piramide di Cholula), che si innalza circa a metà percorso del viale dei morti, e la più piccola Piramide della Luna che di fatto non si percepisce come più bassa, in quanto è costruita su una piattaforma naturale, che si staglia a nord contro lo sfondo del Cerro Gordo, un monte di 3046 metri s.l.m.

Il colpo d’occhio è straordinario ma ancora più suggestiva è la visione d’insieme che si ha dalla prima terrazza della piramide della luna che abbraccia per quasi tre km il viale dei morti e che permette anche di ammirare, sulla sinistra, la ben più imponente Piramide del Sole. E l’impatto che abbiamo noi è comunque meno intenso di quello che dovevano provare ai tempi dello splendore della città quando le strutture erano dipinte di colore rosso carminio, tratto per lo più dalla cocciniglia, un parassita del cactus nopali molto infestante dal quale si ricava un rosso brillante come il sangue. La piramide della luna chiude a nord la piazza principale delimitata da tredici edifici quasi tutti della stessa altezza, con piattaforme a quattro corpi, scalinate centrali e struttura talud-tablero. Il tutto si sviluppa intorno ad un altare centrale e una costruzione con divisioni interne, composta da quattro corpi rettangolari e diagonali che formavano quella che oggi è nota come "croce di Teotihuacan". Tra gli altri si erge il palazzo della farfalla piumata o Palacio del Quetzalpapàlots, uno degli edifici residenziali più importanti e più massicci, sicuramente utilizzato come abitazione ufficiale dai grandi sacerdoti della città. Il nome è legato alle colonne incise, che delimitano il patio centrale del palazzo, che formano parte del porticato che permette di accedere alle stanze. Le decorazioni rappresentano farfalle e pappagalli che presentavano anche incrostazioni di ossidiana. Qui le decorazioni sono presenti in alto sugli architravi dove i disegni in rosso sono di tipo geometrico, con greche, scalinate, quadrati, spirali, volute, unico esempio nel sito. Sopra gli architravi, si conservano elementi decorativi: le ”Almenas” con il simbolo dell’anno teotihuacano. Internamente, quasi come in un labirinto si raggiunge il patio del pappagallo piumato con affreschi di pappagalli che sputano tre gocce d’acqua dal becco e tre semi di zucca dai quali cresceranno fiori. Qui i colori sono ancora presenti e spiccano diverse tonalità di verde, rosso, giallo e blu che li rendono davvero splendidi. Procedendo ancora si scopre che, al di sopra di questo palazzo, ce ne sono altri due e si può anche osservare un’antica forma di toilette con due livelli di drenaggio, il più profondo che funzione da pozzo nero e il più superficiale per il passaggio dell’acqua corrente.

Questa imponente piazza, detta della luna, si estende al di sotto appunto della piramide della luna infatti sul lato nord, di fronte a chi guarda, si innalza per 43 metri la piramide costruita sopra una piattaforma di 120 m di lunghezza per 150 di larghezza, con una scalinata centrale di 58 gradini che portano alla sommità dove era collocato un tempio di cui non rimangono tracce. Questa enorme piattaforma - infatti il significato di queste costruzioni è di essere il basamento per il tempio collocato sulla sommità - era utilizzata per le cerimonie in onore della Grande Dea di Teotihuacan, la dea dell'acqua, della fertilità, della terra ed anche della stessa creazione la cui immagine scolpita è stata rinvenuta ai piedi della piramide stessa.

  grande dea di teotihuacan File vettoriale

Gli Aztechi raccontano che sulla sommità della Piramide era posta un'enorme pietra raffigurante la luna, di più di 22 tonnellate, che naturalmente fu in qualche modo sollevata fino a deporvela lì sopra. Gli archeologi hanno ipotizzato che dalle mani del simulacro della dea scorresse acqua che simboleggiava la fertilità e quindi il dono della vita.
La piramide presenta una particolarità: la prima scalinata non è allineata frontalmente con le altre più in alto e questo incuriosì gli archeologi tanto quanto un enorme masso, collocato ai piedi della piramide sul lato destro, di cui non si capiva la funzione fino a quando non si intuì che, se si tracciava una linea che congiungesse il masso al bordo scentrato della scalinata, si indicava perfettamente il nord astronomico rispetto al quale la piattaforma e tutto il sito erano ruotati di circa 15,28 gradi.
Dalla piramide della luna, percorrendo il viale dei morti, si arriva presto alla Piramide del Sole che fu costruita in due fasi: la prima verso il 100 d.C. e la seconda all’inizio del 3° secolo d.C. che la portò alle dimensioni finali di circa 225 metri di lato e 75 metri d’altezza, facendone la terza piramide più grande al mondo.
Sorge spontaneo il paragone con la Grande Piramide di Cheope in Egitto che è alta almeno il doppio, ma è un paragone che non può comunque sminuire l’importanza del monumento messicano che deve avere in ogni caso richiesto sforzi sovrumani ai suoi costruttori. Si calcola che siano stati almeno tremila gli operai coinvolti nell’edificazione della piramide, per oltre trent’anni di lavoro ininterrotto. Più di due milioni e mezzo di tonnellate di mattoni essiccati al sole sono stati utilizzati nel corso dell’opera che naturalmente dimostra anche profonde conoscenze astronomiche e matematiche, oltre che ingegneristiche, da parte della civiltà che l’ha prodotta. L’asse della piramide è infatti orientato perfettamente in direzione est-ovest, ovvero nel senso del passaggio del sole nel cielo.
Molto probabilmente era questa la costruzione del sito che simboleggiava il centro dell’universo, con i quattro angoli corrispondenti ai quattro punti cardinali e il vertice come centro della vita. Nei primi anni Settanta venne scoperta dagli archeologi una cavità sotto la piramide. Si tratta di una galleria a pochi metri sottoterra che si dirige per un centinaio di metri verso est. In un primo momento si era ritenuto fosse uno dei sette tunnel della "montagna curva" il possibile sito mitico di Chicomoztoc, da dove avrebbe avuto origine l’umanità.
 
Molto probabilmente invece questa cavità era utilizzata come sito di culto ma è curioso constatare che in epoca Precolombiana i popoli di quella terra consideravano simili gallerie il ventre da cui il sole e la luna e tutto il genere umano erano sorti agli inizi dei tempi. Scavi più recenti hanno invece appurato che lo spazio è artificiale e che sarebbe potuto servire come tomba reale. Durante la seconda fase di costruzione sulla terrazza sommitale fu anche innalzato un tempio, che purtroppo non è arrivato a noi, dedicato a una divinità propria della civiltà di Teotihuacan, ma la sua distruzione del ha impedito agli archeologi di identificarla.

 

   

Originariamente la piramide era rivestita con intonaco di calce, ricavata dalle zone circostanti, sul quale erano dipinte immagini dai brillanti colori rappresentanti giaguari, stelle, serpenti a sonagli ed altri simboli della cosmologia mesoamericana. Mentre la Piramide ha resistito per secoli, le pitture e l'intonaco si sono sgretolati e non sono oggi più visibili. Per salire i 75 metri ci sono 248 gradini (esattamente in sequenza di 15, 11, 39, 67, 49, 20, 47) estremamente ripidi e alcune rampe sono davvero una sfida per i quadricipiti ma da lassù il panorama del sito è mozzafiato.

  

Si ha la percezione della grandezza perché tutto ciò che dal basso ci era parso imponente ora appare molto piccolo e lontano e, se pensiamo che quassù ci salivano solo i sacerdoti per officiare i riti e, del popolo, solo coloro che sarebbero stati sacrificati agli dei, si avverte con chiarezza il senso profondo di distacco tra il divino e l’umano che questa civiltà ha sempre voluto mantenere soprattutto qui, in questo luogo, dove la grande altezza era volta a sottolineare ancora di più la distanza siderale del luogo dove stavano gli dei.

 

 

Uscita nr. 60 del 20/08/2014