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  VOCE, LETTERATURA, EDITORIA DIGITALE: INTERVISTA A MARINO SINIBALDI, DIRETTORE DI RADIO3
Cesare Granati
     

 

 

La voce come tramite per la letteratura sta avendo un impatto sul mercato editoriale contemporaneo grazie agli audiolibri. Diffusissimi nel mondo anglosassone e in Germania, in Italia faticano a farsi largo. Il problema maggiore per quanto riguarda la diffusione degli audiobook nel nostro Paese è soprattutto culturale. L’abitudine all’ascolto dei grandi classici è limitata, se pur iniziative in questo senso siano già state percorse attraverso un altro medium: la radio. Dal ’99 su Radio3 va in onda Fahrenheit, programma dedicato alle discussioni letterarie e al cui interno, nella rubrica Ad alta voce, vengono letti grandi classici della letteratura. Ideato da Marino Sinibaldi, oggi alla direzione della radio, vanta voci importanti, come Luciana Lipperini, autrice e giornalista. Un programma di successo che negli anni ha ospitato i più importanti protagonisti della letteratura italiana contemporanea e che ha continuato ad essere tramite per i classici della tradizione europea. La voce al servizio delle lettere, dunque: il pubblico non solo può ascoltare i romanzi ma anche capirli grazie alla guida di esperti e autori. Un modo diverso di vivere la letteratura, perché il romanzo in radio diventa qualcosa d’altro, “una via di mezzo tra libro e audiolibro”.
La prossima settimana, dal 16 al 20 maggio, si svolgerà a Torino la Fiera del Libro. Il mondo dell’editoria è in subbuglio. Editori, studiosi e giornalisti in questi giorni sono molto impegnati. Dopo qualche tentativo a vuoto, riesco a parlare con il direttore di Radio3. Non ha molto tempo, anche lui è in partenza verso la Mole. Decidiamo di fare l’intervista al telefono.

Direttore, il progetto Fahrenheit ha inizio nel ’99, quando l’editoria digitale era ancora in fase embrionale. Come nasce l’idea di portare i classici della letteratura in radio? Dalla tradizione precedente o dalla voglia di innovazione?

“Innanzitutto la tradizione dei classici della letteratura per radio non nasce conFahrenheit, né tanto meno con me. È una tradizione di lunghissimo periodo. Proprio in questi giorni abbiamo avviato un lavoro di ricerca nei nostri archivi per dar vita ad una lettura del Decameron, commentata e quasi completa. La letteratura esisteva in radio molto prima del ’99.
La grande differenza rispetto al passato è che: una cosa è leggere i romanzi in radio in un'epoca in cui c'erano poche alternative per portare la letteratura nelle case degli Italiani. Pensiamo solo al basso numero di librerie in Italia, alla funzione che ha avuto Radio3 dagli anni ‘50 fino almeno a tutti gli anni ‘70, quella di essere un canale quasi esclusivo per una parte di popolazione che per ragioni, anche solo geografiche, era tagliata fuori dai grandi flussi di informazione. Senza contare la tragica situazione culturale, soprattutto alfabetica, che fino a pochi anni fa (la scolarizzazione raggiunge una stabilizzazione solo negli anni ’70) era un tratto dominante della cittadinanza in Italia. Una cosa è farlo oggi. La vera trasformazione è il digitale: i romanzi letti in radio non solo andranno in onda tutti i pomeriggi secondo una logica di palinsesto, ma avranno anche quella che banalmente è definita una seconda vita, completamente diversa per tempi, modi di diffusione e per genere di pubblico.  Decine di persone ogni giorno scaricano Dracula di Bram Stoker, che è stato sicuramente il testo che ha avuto più successo in rete. Dunque siamo già in una fase di transizione: i romanzi hanno una doppia esistenza analogica e digitale. È interessante riflettere sul grande successo che ha Ad alta voce in rete, tanto da essere in testa alle classifiche di iTunes. I testi letti dagli attori di radio3, come Elia Schilton che sta leggendo per noi “Il soccombente” di Thomas Bernhard, sono scaricabili gratuitamente per cinque giorni dopo l’andata in onda, secondo i contratti sui diritti d’autore stipulati con le case editrici.”

Oggi, secondo la Sua esperienza, il mezzo sonoro come tramite per la letteratura, può avere un peso anche nell’editoria o resta efficace solo tramite la radio?

“Molti anni fa, più di venti temo, mi contattò Francesco Micocci, un discografico molto acuto, ha scoperto De Gregori, tanto per dirne uno, che mi dice “Quando sono in  macchina avrei voglia di sentirmi un romanzo. Perché lei che lavora in radio non pensa a qualche audiolibro?” all'epoca non c’erano neanche in cassetta. Io risposi “Guardi, mi piacerebbe ma non credo che ci sia il mercato.”  “Bene” disse lui “aspetti che faccio una ricerca”. Dopo qualche tempo confermò che ancora non c’era il pubblico adatto. Il problema in Italia è che, anche oggi, il pubblico più consono agli audiolibri è scarso. In Italia abbiamo un buon numero di grandi lettori, ma mancano lettori più deboli, un pubblico di massa composto di lettori popolari che sarebbero proprio quelli cui gli audiolibri verrebbero destinati. I tassi di lettura nel Bel Paese sono inferiori a tutte le medie europee, sotto il 50%, e chi legge in genere fa parte di un pubblico affezionato alla letteratura, per cui è difficile abbandonare il libro cartaceo con il quale il legame è quasi cultuale. I primi passi dell’editoria digitale in Italia stanno confermando queste difficoltà basilari ma comunque l'audiolibro inizia a diffondersi. La prossima settimana sarò alla fiera del libro di Torino, dove sono in programma molto iniziative legate al binomio voce/letteratura: Gifuni leggerà Gadda, De Gregori leggerà Conrad per radio3 in collaborazione con Emons:audiolibri etc etc. Concludendo: la letteratura per radio è un genere ibrido, una via di mezzo tra audiolibro e libro. Non ci sarebbe ragione per cui l'audiolibro non sia un buon canale per comunicare la letteratura. Il problema, come detto, è il pubblico.”

A proposito di pubblico, quello che segue Fahrenheit e, in particolare, la rubrica Ad alta voce è un pubblico abituato alla lettura o che sfrutta quest'occasione, magari mentre viaggia o lavora, per avvicinarsi ad essa?“

Il pubblico di Fahrenheit è un pubblico particolare, abituato alla lettura, fedele qualsiasi sia il romanzo letto durante il programma. In rete la differenza tra un romanzo popolare come Dracula di Bram Stoker e altri meno conosciuti dal grande pubblico si vede maggiormente. Il pubblico radiofonico ascolta il programma in un momento della giornata che potremmo definire di passaggio, durante il quale non ha la possibilità di leggere, ma in generale non sostituisce l’ascolto alla lettura. Le abitudini di chi scarica i contenuti da internet sono difficilmente definibili, ma certamente diverse da quelle di chi ascolta i romanzi per radio.” Ci sono iniziative editoriali future che prevedono la pubblicazione a fini commerciali di alcune raccolte dei classici letti durante il programma sotto forma di audiolibro?

“Ci stiamo pensando. C'è qualche difficoltà… io vorrei che noi facessimo la radio e gli editori facessero gli editori. L’ascolto del libro se da una parte può avvicinare alla letteratura, dall'altra può essere un disincentivo alla lettura. Quindi nella commercializzazione dei contenuti del programma bisognerebbe fare attenzione. Certamente non ci sarebbero problemi tecnici: la qualità delle registrazioni e l’abilità del personale coinvolto sarebbero di altissimo livello. Il problema è trovare un mercato. Gli editori investirebbero negli audiolibri e in una collaborazione di tipo commerciale con Fahrenheit se ci fosse già un pubblico, ma così non è. Le iniziative commerciali, fino ad ora, hanno rappresentato casi isolati come Bompiani che ha pubblicato Moravia letto da Servillo o il “Pinocchio” letto da Paolo Poli che è stato pubblicato da Giunti.”

Ma come è possibile che ci sia un mercato se nessuno vuole costruirlo? È possibile generare un pubblico adatto agli audiolibri?

“A questo punto si sta investigando sul terreno della sociologia della letteratura. È difficile sapere cosa accadrà con il completamento della rivoluzione digitale. Io non lo so, non so se gli spazi della letteratura cresceranno o meno.”

Finita l’intervista riascolto le risposte del direttore. Voce e letteratura appaiono legate inevitabilmente, le iniziative alla Fiera del Libro lo dimostrano. Difficile è dire se questo binomio, indispensabile per capire a fondo i grandi romanzi del presente e del passato e che ha unito milioni di esseri umani intorno a un fuoco, in salotto o in una sala conferenze, possa avere un peso in ambito commerciale in un Paese con un pubblico di lettori scarso e molto differenziato.

Sta di fatto che l’editoria vive un momento di transizione epocale. È difficile capire cosa accadrà, oggi più che mai è il tempo dell’azione. Agire, portare avanti un progetto, tentare pur rischiando di fallire. La tecnologia digitale può essere una risorsa enorme anche per la letteratura: temerla o restare immobili di fronte al cambiamento per non commettere errori è il modo migliore per subirla. Tanto grandi saranno i vantaggi, in termini di diffusione della cultura, abbassamento dei costi, maggiore dinamicità dei contenuti, se i professionisti del settore sapranno mediare tra tradizione e innovazione, tanto deleteria sarà questa rivoluzione mediale per le Lettere se, al contrario, i pregiudizi culturali e l’arretramento tecnologico che affliggono il Paese avranno il sopravvento sul buon senso e lo spirito d’impresa.
Uscita nr. 45 del 20/05/2013