:: ATTUALITA'  
  GIOVANNI BOCCACCIO , PRIMO SCRITTORE DELLA MODERNITA'
Cesare Granati
     
 

250px-Boccaccio_by_Morghen.jpgL’immortalità di uno scrittore è legata saldamente a quella della sua opera. I capolavori della letteratura attraversano i secoli ed entrano a far parte della vita di uomini e donne vissuti in epoche diverse. Non molti sono gli autori in grado di produrre opere sempre attuali, anzi innovative in qualsiasi momento storico siano riscoperte. Uno di questi è stato Giovanni Boccaccio, nato a Certaldo nel 1313, cresciuto alla corte di Napoli, demiurgo del pre-umanesimo fiorentino. Nella sua opera maggiore, il Decameron, la sua cultura multiforme pervade ogni pagina del libro. Linguisticamente siamo di fronte ad un toscano di transizione, tra il fiorentino più stretto dell’inizio del ‘300 e il toscano regionale che prenderà il sopravvento nel XV secolo e diventerà l’Italiano. Nelle novelle si fondano contenuti propri della tradizione italica, ma anche orientale, francese e temi tipici dei romanzi cortesi o alessandrini. Il tutto innovato dal genio di Boccaccio che pone il centro di interesse generale dell’opera sull’amore, non come sentimento ad appannaggio dei principi e delle dame, ma che colpisce tutto il ricco campionario umano presente nel libro, indipendentemente dall’estrazione sociale. L’altra forza prorompente è l’intelligenza, la ragione intesa come abilità umana di risolvere qualsiasi situazione e dominare qualsiasi sentimento. Nella cornice che narra la fuga di sette donne e tre uomini da Firenze infestata dalla peste, sono i piacevoli ragionamenti a salvare i narratori e l’arte della parola permette loro di ristabilire l’ordine sociale perduto a causa della morte che aveva invaso la città. Boccaccio tiene insieme questo universo a prima vista caotico affermando la sua autorità d’autore. Per questo può considerarsi il primo autore moderno, capace di penetrare nella vicenda, non trasformandosi in personaggio, come aveva fatto Dante, ma investendo gli attori all’interno del libro con la sua personalità, trasformandoli in paladini della sua idea di letteratura e di vita. Non soltanto i giovani della cornice, come Dioneo, unico a raccontare sempre una novella libera dal tema scelto durante una delle dieci giornate di volontario esilio, il più boccacciano proprio perché simbolo della libertà autoriale, ma anche i personaggi delle novelle, come frate Cipolla, straordinario oratore dell’assurdo, sono trasposizioni letterali dello scrittore toscano.
Boccaccio presenta e difende direttamente la sua opera solo nel prologo, nell’introduzione alla prima e alla quarta giornata e infine nelle conclusioni. Da queste parti metanarrative capiamo la consapevolezza della novità del Decameron. Innanzitutto perché mai nessuno aveva affrontato un genere come quello del racconto breve con la sua abilità letteraria, elevando un tipo di narrazione, per lo più orale o comunque “bassa”, all’Olimpo della letteratura. In secondo luogo perché la morale dell’opera si libera da qualsiasi elemento allegorico o mistico, basandosi sul fare umano, sul vivere quotidiano, sulla dolcezza della vita di corte, provata dal Boccaccio durante gli anni napoletani, e sull’esperienza mercantile, fatta di arguzia, beffe, incroci culturali e viaggi pieni di pericoli. Il padre di Boccaccio era un mercante e Firenze una delle città più vive da un punto di vista commerciale; inevitabile che il certaldese fosse profondamente influenzato da questo mondo, multiforme come la sua formazione culturale.
Altra novità è il pubblico cui parla Boccaccio: un pubblico femminile. Un’innovazione su cui è utile riflettere, perché l’autore sceglie le sue lettrici in virtù dei soprusi perpetuati contro di loro che le costringevano a cercare la libertà attraverso l’immaginazione, nel chiuso delle loro stanze, luoghi anche dell’attività letteraria e riferimento alla stanza poetica, strofa delle canzoni. L’affinità tra donna e poeta non è più quella di stampo stilnovista, che prevedeva un rapporto basato sulla venerazione da parte dello scrittore di una donna angelo. Per Boccaccio la relazione si sviluppa sullo stesso piano, in orizzontale. Lo scrittore parla alle donne perché possono capirlo meglio degli uomini, possono volare con lui sulle ali della fantasia. Sono donne vere, sensibili alle pulsioni erotiche e capaci di utilizzare l’intelligenza per difendersi da mariti e padri prepotenti. Sono lettrici e personaggi. Una visione della donna innovativa per il ‘300 e, ahinoi, ancora oggi.

Penetrando all’interno dell’opera scopriamo la volontà dell’autore di parodizzare gli aspetti più controversi della società in cui vive. Lo fa ribaltando i punti di vista e trasformando profondamente i generi letterari più diffusi nel medioevo. Già abbiamo accennato alla novella di frate Cipolla, alter ego di Boccaccio, ma anche rappresentazione degli uomini di fede che, attraverso i racconti di viaggi fantastici alla ricerca di reliquie, ingannavano il popolino. Nella novella 10 della VI giornata il frate narra alla folla adorante un viaggio alla ricerca delle ceneri di San Lorenzo. Questo per far fronte a una beffa subita da due giovani fiorentini che lo avevano privato della penna dell’angelo Gabriele. Boccaccio attraverso il discorso del frate parodizza le ingannevoli dicerie dei chierici e dà prova dell’abilità retorica che lo contraddistingue, abilità utile per uscire da situazioni complicate come quella in cui gli eventi avevano costretto il frate.

0ce57ed0d7_4850633_med.jpgUn'altra novella tra le più analizzate dell’opera boccacciana è quella di Andreuccio da Perugia (novella 5, II giornata). Il personaggio principale è un mercante, Andreuccio appunto, che giunge a Napoli per affari e viene gabbato prima da una donna siciliana che lo priva dei suoi fiorini, poi da alcuni ladri con i quali il mercante si mette in combutta per recuperare le ricchezze perdute. Le beffe subite lo renderanno più furbo e nel finale della novella sarà lui, attraverso l’intelligenza, a ingannare alcuni fedeli, i quali, giunti alla tomba del vescovo dove Andreuccio era stato rinchiuso dai ladri, scapperanno alla vista di un corpo vivo nella cripta, permettendo al mercante di andarsene con il prezioso anello conservato nella tomba. La fonte di questa novella è un racconto molto in voga nel medioevo che narrava le beffe perpetuate da un giullare. Boccaccio però, trasformando il protagonista nella vittima degli inganni, mette in atto una serie di sequenze narrative utili per osservare la crescita di Andreuccio, mutando il racconto in un percorso formativo. L’esperienza e gli errori commessi sono la base per crescere come esseri umani, per aguzzare l’ingegno e migliorarsi. La professione di Andreuccio, quella del mercante, richiede una costante attenzione, perché negli affari, allora come oggi, non si può mai abbassare la guardia. La vicenda si svolge a Napoli e nell’arco di una sola notte. La geografia della città è conosciuta da Boccaccio che ci accompagna in un viaggio mozzafiato tra i quartiere partenopei. Il tocco realistico è un elemento fondamentale del Decameron, utile ad aumentare la suspense e a portare il lettore all’interno della vicenda.

L’attenzione per i particolari geografici, la caratterizzazione dei personaggi sono novità importanti rispetto alla tradizione novellistica precedente e tratti fondamentali della narrativa moderna. Una lettura critica del Centonovelle è offerta anche dalla struttura editoriale scelta dall’autore. Dal manoscritto autografo, codice Hamilton 90 conservato a Berlino, siamo certi che il lavoro di Boccaccio si è protratto nel tempo, dagli anni 40 del ‘300 fino alla morte dell’autore avvenuta nel 1375, e che la forma del libro, quella del manuale universitario, sia un invito per i lettori più esperti a leggere l’opera su più piani, non solo quello dell’intrattenimento, ma anche in modo più approfondito. Scavando è possibile conoscere le convinzioni che muovono l’attività boccacciana e le molte sfaccettature proprie della società in cui si muoveva l’autore, durante anni fondamentali non solo per il nostro Paese ma per tutto l’Occidente.

Io, proprio come gli scrittori e le donne lettrici del libro, sono alla ricerca di una stanza e, durante il mio vagabondare tra case di amici e conoscenti nella Capitale, ho ritrovato il Decameron in un luogo del tutto particolare. Un luogo dove di certo il livello di lettura non è mai dei più profondi, ma che non lascia dubbi sulla qualità dell’intrattenimento offerto e che conferma l’attualità di un’opera che rimarrà giovane per sempre. Quel luogo era il bagno e di sicuro Giovanni Boccaccio non si sarebbe scandalizzato, preferendo a re e regine, cuochi e contadine.

 

Uscita nr. 40 del 20/12/2012