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Molti sport, sia recenti che di storica memoria, hanno ampia diffusione non solo locale ma anche nazionale o internazionale.
Di essi sono note regole, appartenenza, giocatori e le tecniche rapportate all’area di gioco, che può essere replicata in spazi polivalenti, anche lontani migliaia di chilometri. Non è questo il caso del Calcio Storico Fiorentino, anche se, a non del vero, ne siano stati disputati incontri e tornei anche all’estero o in altre città italiane. Una disciplina medievale, spesso tramutata in mattatoio, con risse in campo e tra il pubblico nel quale si traspone l’agonismo e l’adrenalina dei calcianti senza che sempre lo spettatore abbia motivo di comprendere razionalmente la ragione delle proprie azioni aggressive. Per questa ragione, nel passato, alcuni tornei sono stati annullati: risulta che non ci sia stato gioco dal gennaio del 1739 fino al maggio del 1930 ragioni varie. Si ritiene che il Calcio Storico Fiorentino tragga origini fin dai tempi dell’antica Grecia e poi dai Romani, dove era detto Harpastum.
In una specie di “colosseo” si affrontarono quattro squadre, quanti sono i quartieri fiorentini, ognuna rappresentata da un colore: i Bianchi di Santo Spirito, gli Azzurri di Santa Croce, i Rossi di Santa Maria Novella e i Verdi di San Giovanni.
Ogni squadra ha una storia secolare e un monumento a cui rendere onore e dal quale si trae la nobiltà delle origini, nonostante sia cruenta la lotta per raggiungere la “caccia”, volgarmente paragonabile al moderno goal del calcio. La Chiesa di Santo Spirito iniziata nel 1444 dal Brunelleschi e successivamente terminata nel 1487 ad opera di altri artisti eccellenti quali Baccio d’Agnolo e Gaiole Sant’Andrea; la Basilica di Santa Croce di eccezionale bellezza, iniziata nel 1218 e completata nel XIX secolo nella cui scuola insegnò Luca Pacioli e fu allievo Dante Alighieri e sepolti Ugo Foscolo, Niccolò Machiavelli e Michelangelo Buonarroti; Santa Maria Novella “custode” della Trinità di Masaccio e di innumerevoli capolavori artistici ed affreschi di Rodolfo del Ghirlandaio, Filippino Lippi, Domenico Ghirlandaio, Giotto con il suo Crocifisso sulla parete della sagrestia e Filippo Brunelleschi con il ligneo Crocifisso nella cappella Gondi; San Giovanni che prende in nome dal battistero di San Giovanni, nel cuore del centro storico e “speculare” all’entrata del Duomo di Santa Maria del Fiore, che amalgama opere del Cimabue, Ghiberti, Uccello, Brunelleschi, Donatello e molti altri illustri maestri che hanno segnato non solo l’arte fiorentina ma lo stimolo artistico anche contemporaneo.
Il Calcio Storico Fiorentino, nel quale si ritrovano atteggiamenti rugbistici, è una competizione di forza e di fiera nobiltà plebea che sottolinea con arroganza la superiorità dei calcianti e degli abitanti i quartieri, commisurata alle vittorie del passato, lasciando intuire che nessuno abbia mai realmente perso se non nell’anno di giuoco. Si vince anche quando si perde, inconsapevoli che l’evento stesso è divenuto a sua volta un monumento immateriale che rievoca emozioni profonde anche nella memoria di chi lo ha praticato o vi ha assistito, rendendo indelebile l’emozione e l’atmosfera vissuta.
Calcianti famosi e comuni hanno vissuto preparazione atletica e momenti di occasionale notorietà locale diventando, loro malgrado, paladini e modelli di imitazione per la gioventù fiorentina.
Rispettosi dei regolamenti, che nei secoli sono variati leggermente (oggi rimangono poche regole a tutela di maggiore sicurezza sia per i calcianti che per il pubblico) sono stati molti Granduchi di Toscana appartenenti dalla famiglia dè Medici, Papa Urbano VIII (Matteo Barberini), Papa Leone XI (Alessandro de’ Medici). Oggi possiamo citare pochi personaggi, noti localmente, che fino ad oggi calciano con passione, sconosciuti “fuori le mura” fiorentine: Gianluca Lapi (Verdi), Gabriele Ceccherelli detto "Zena” (Azzurri); miti della città del fiume d’argento.
Il Calcio Storico Fiorentino, detto anche Calcio in Livrea o Calcio in Costume, è oggi associato al CONI ed ha regole ristrette e specifiche che richiamano al tempo stesso quelle “pubblicate” nel XIV secolo; oggi i 27 calcianti di ogni squadra devono essere incensurati; il trofeo finale è la consegna alla squadra vincitrice, per mezzo del Maestro di Campo (figura suprema dell’incontro che verifica le regolarità nell’arena avendo il compito arduo di ristabilire l'ordine in caso di risse), di una vitella Chianina, che d’ora in poi sarà solo virtuale. Ora è annullato il limite di età per i calcianti che si affrontano per 50 minuti di giuoco durante i quali, per nulla timorosi del rischio e dell’avversario, a loro rischio e pericolo dovranno segnare le cacce, lanciando la palla all’interno della rete posta in fondo al campo rettangolare e diviso solo da una linea centrale bianca dalla quale la contesa può iniziare solo dopo che il Pallaio avrà lanciato la palla non prima del colpo d’avvio sparato dalle colubrine. E’ l’inizio di un vortice di emozioni e un coinvolgimento di secolare testimonianza storica che riporta la moderna Firenze alle origini, rivissute ogni mese di giugno, salvo particolari occasioni in cui il torneo non venne disputato per cause belliche o annullamenti per disordini in campo che, nel 2005, hanno portato a 42 condanne.
Rara testimonianza scritta, custodita in Firenze presso il Museo Associazione Calcio Fiorentina Onlus, è il trattato "Memorie del Calcio Fiorentino", basato sul "Discorso sopra ‘l giuoco del Calcio Fiorentino" di Giovanni Maria de' Bardi e pubblicato nel 1688 a cura di Pietro di Lorenzo Bini. Esso è la terza edizione del “...perfetto esemplare di questo libricciuolo, composto di 20 sole carte, deve contenere due tavole incise, una rappresentante la piazza di S. Croce e l’altra la pianta pel Giuoco. Avvertasi che questa è la terza edizione, essendo già stato pubblicato in Firenze per i Giunti, 1580, in 4.°, ed ivi, 1615, pure in 4.° - Lo stesso Ivi, nella Stamperia di S.A.S. alla Condotta, 1688, i 4.°... Per riscontrare i passi allegati nel Vocabolario conviene avere sì l’edizione 1673, come la posteriore 1688, poichè gli Accademici si sono serviti quando dell’una e quando dell’altra, senza avvertire il lettore nelle loro citazioni di quale delle due facessero uso. Le diverse memorie furono raccolte da Pietro di Lorenzo Bini.
Quest’anno il Calcio in Costume avrà luogo il 18 giugno (Rossi contro Bianchi), 19 giugno (Verdi contro Azzurri) e il 24 giugno, giorno di San Giovanni patrono di Firenze (finale tra i vincitori delle due precedenti “sfide”); tutto avrà inizio solo dopo il “corteggio”, corteo composto da circa 530 elementi (ognuno in costume e armamenti d’epoca) preceduto dal Gonfalone di Firenze, scortato dalla "Famiglia di Palazzo", e chiuso dalle Madonne Fiorentine in costume cinquecentesco.
Qualsiasi contesa dovrà terminare il 24 giugno e i vincitori avranno modo di dare libero sfogo alla loro sofferta vittoria, anche fuori dell’arena, la sera stessa, quando dal Piazzale Michelangelo, dove il David sovrasta e sorveglia Firenze, avranno inizio i fuochi di San Giovanni, spettacolo pirotecnico che rinsalda l’orgoglio dei fiorentini tutti.
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