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Negli anni ’20 del secolo scorso, ad opera dello psichiatra Roberto Assagioli, si sviluppa una branca della psicanalisi che si distingue per l’attenzione posta sulla dimensione spirituale dell’essere umano.
Assagioli fondò nel 1926 l’Istituto di Psicosintesi a Firenze allo scopo di divulgare il paradigma psicoterapeutico che aveva elaborato, denominato appunto Psicosintesi.
Oggi questa psicoterapia è diffusa sia in Europa che in America.
Il quadro teorico prende in considerazione le quattro dimensioni dell’essere umano: fisica, emotiva, mentale e spirituale, con lo scopo di elaborare un metodo per l’autorealizzazione personale.
L’assunto di base è che la psiche umana ha una tendenza fondamentale alla sintesi (dal greco syn-thesis = composizione) come espressione di un principio universale che va oltre la semplice associazione meccanica di sensazioni ed idee. Vi è un meccanismo omeostatico di forze antagoniste che creano un equilibrio dinamico tra sintesi e dispersione, come succede per il sistema nervoso autonomo composto da simpatico e parasimpatico dalla cui interazione, attuata tramite ghiandole endocrine, deriva l’equilibrio dell’organismo.
Assagioli sottolinea l’importanza della sintesi degli opposti, principio universale secondo cui l’unità esiste prima della dualità, che rappresenta la chiave per comprendere e risolvere la molteplicità dei problemi teorici e pratici della sfera psichica. Caratteristica fondamentale della psicosintesi è comprendere nello sviluppo della persona anche la sfera spirituale.
Il trattamento terapeutico consta di una fase analitica e una fase di sintesi.
Nella prima viene indagata la struttura mentale composta da subpersonalità, da un modello ideale, da un io personale e da un centro unificatore (Io Superiore) attorno al quale si crea l’integrazione della personalità. Nella fase di sintesi attraverso la volontà, la trasmutazione delle energie, la comprensione del modello ideale e la graduale espansione della coscienza si prende in considerazione l’interezza e l’unicità dell’essere umano, fino alla realizzazione della sua dimensione spirituale (o transpersonale). La sintesi per eccellenza è quella che si attua attorno all’elemento spirituale, superiore per connotazione di forza a quello psicologico, il quale trasforma gradualmente l’uomo in un essere purificato, completo e consistente in un centro di fuoco e di luce dal quale si irradiano alte e benefiche energie spirituali.
Il cammino per giungere a questo stato di essere che Assagioli descrive come psicosintesi spirituale, prevede la presa di coscienza degli elementi che compongono le subpersonalità, il modello ideale e l’Io unificatore. Di seguito vi è una descrizione di queste tre sfere che compongono la struttura psichica.
La subpersonalità descrive la struttura psichica come formata da diversi Io esistenti in noi che donano ricchezza interna, anche se tumultuosa, e la possibilità di coordinare queste varie subpersonalità in un’unità superiore. La formazione di tali Io è dovuta ad un’eredità remota che riporta al concetto di inconscio collettivo, a fattori ambientali prenatali e postnatali, ad influssi collettivi individuali dell’epoca e ad elementi intrinseci corrispondenti alla parte più profonda dell’essere che può essere percepita come l’espressione dell’Io più profondo e vero. Primo passo verso la chiarezza e verità è prendere consapevolezza della poliedricità dell’animo umano riconoscendo il caos del suo interno, la molteplicità degli stati d’animo e dei conflitti che ne derivano.
Il modello ideale esprime il compito o la funzione che una persona ricopre nella vita, viene descritto come principio unificatore, come forza interna che produce parziali sintesi per favorire e determinare la psicosintesi finale. In altre parole si tratta di acquisire una chiara visione della speciale funzione che ognuno è chiamato a compiere o che ha prescelto di svolgere, per poi proporsi di attuarla nel modo migliore possibile.
Diventando consapevoli del valore e del significato del proprio compito personale, che può esprimersi in modo creativo e unico, si produce una graduale psicosintesi. Tale psicosintesi può costituire una soluzione ai disagi emotivi della vita, eliminando contrasti, sofferenze, disagi morali e dando senso, scopo nonché valore alla propria esistenza, sia terrena che spirituale.
L’Io unificatore viene descritto come il Centro Unificatore (Io o Sé), l’essenza più profonda dell’essere. L’Io sembra, a volte, intimamente legato e dipendente allo stato organico e quindi sottoposto all’azione di ogni mutamento fisiologico; altre volte appare del tutto eterogeneo dal corpo, come composto di una sostanza semplice, immutabile e inattaccabile da ogni influsso materiale. L’essere umano tenta di riconoscere fra gli innumerevoli pensieri, sentimenti e impulsi che si avvicendano, quelli che sono realmente l’espressione del suo essere più vero e più profondo (Io unificatore) e quelli invece che provengono da suggestioni esterne o da tendenze istintive (Io fenomenico).
Ciò significa che mentre l’Io fenomenico cosciente si identifica con i vari contenuti della coscienza, vi è qualcosa in noi che non si identifica, che non cambia al cambiare degli stati d’animo, che resta sempre uguale, fisso e inattaccabile. Questo è il vero Io, il Centro dell’individualità, la sostanza stessa dell’essere. Senza l’ammissione di questo Io Superiore non è possibile spiegare in modo soddisfacente il perdurare del senso di coscienza, dell’identità personale attraverso il mutare degli stati d’animo. Resta il fatto che passando dall’anatomia alla fisiologia della vita psichica, dallo studio strutturale a quello funzionale, dall’analisi alla sintesi, l’ammissione di un principio unificatore, di un Centro attivo, si impone inevitabilmente per ottenere piena consapevolezza di noi stessi. Quando si riscontra l’esistenza dell’Io Superiore si testimonia una forza interna, la quale opera sulla coscienza ordinaria ed agisce nelle aspirazioni più profonde.
Assagioli afferma che “l’Io in realtà ed in essenza è UNICO. Ciò che noi chiamiamo ‘Io Ordinario’ è quel tanto dell’’Io Superiore’ che la coscienza di veglia sa accogliere, assimilare, attuare in un dato momento. Esso è quindi qualche cosa di contingente e di mutevole, una quantità variabile. E’ un riflesso che può divenire sempre più chiaro e vivido e che potrà forse anche un giorno arrivare ad unificarsi con la sua Sorgente” (R. Assagioli, “Psicosintesi: per l’armonia della vita”, 1966). Tale riconoscimento costituisce una vera rivelazione e la base necessaria per ogni opera di autodominio, di liberazione e di rigenerazione: la vera psicosintesi.
Tecniche d’indagine della coscienza
E’ di basilare importanza l’esplorazione dell’inconscio per comprendere le radici degli stati d’animo, degli impulsi e delle convinzioni che danno origine ad uno stato di separazione e di contrasto fra la personalità cosciente e le forze psichiche inconsce.
Il primo passo è riconoscere che tutti siamo accumunati da elementi inferiori, che portano agli stessi problemi fondamentali, agli stessi travagli, alle stesse vicende, alla stessa via da percorrere ed alle stesse alte mete da raggiungere. Utilizzare il metodo sperimentale per l’esplorazione dell’inconscio, determina non avere preconcetti teorici e riconoscerne imparzialmente i risultati; ciò rappresenta un processo conoscitivo in cui si porta l’attenzione su date, attività e contenuti della psiche, restando in una posizione di puro osservatore distaccato. Ciò implica rimanere calmi, impassibili ed osservare il fenomeno spostando volontariamente l’attenzione da sé, senza respingere dalla coscienza gli elementi che affiorano, perché in tal modo si sposterebbero solo nel subconscio ma con l’illusione di averli annullati.
Nell’esplorazione dell’inconscio si riscontra una resistenza iniziale accompagnata da un vago senso di disagio o turbamento e alcune volte da un definito senso di paura, smarrimento e perfino di angoscia. Per tali iniziali disagi è doveroso seguire una preparazione adeguata e utilizzare opportune norme, allo scopo di ottenere un’armonica e sicura indagine. Per indagare il subcosciente Assagioli indica il raccoglimento interno, nel quale vengono messe da parte tutte le attività ordinarie coscienti. Nella pratica di far silenzio nella mente, pratica ardua che richiede molto impegno, si crea un senso di calma che man mano produce una sensazione di allargamento, di espansione e di intensificazione della coscienza (stato di lucidità e chiarezza). Lo stato di piena vigilanza, consapevolezza e distacco segna il passaggio dalla “mentalità di creatura” alla “mentalità di creatore”, offrendo il doppio vantaggio di avere il dominio tanto del mondo interno quanto di quello esterno.
Comprendendo ciò che emerge da questo processo dinamico viene liberata una forza trasformatrice e liberatrice che rende consapevoli della vera natura, origine e funzione di un dato fenomeno, dissipando le pericolose illusioni emotive e dei sentimenti. Ciò richiede un estremo coraggio morale e una piena sincerità. Il riconoscimento delle energie psichiche esuberanti innesca un meccanismo di trasformazione e sublimazione delle stesse. Il processo naturale della sublimazione psicologica il più delle volte è inconscio, ma può essere aiutato dalla personale volontà così da portare all’attenuazione o eliminazione dei conflitti. I caratteri di tale processo sono:
- “elevazione – purificazione – raffinamento”, nei quali si trasforma la sensualità in amore emotivo e vi è una purificazione delle intenzioni e dei comportamenti;
- “interiorizzazione – spiritualizzazione”, nei quali si trasforma l’amore umano in amore mistico;
- “allargamento - socializzazione”, segna il passaggio dall’amore egoistico a quello per l’umanità;
- “espressione attiva”, ultima fase dove si cristallizza la materia sublimata (Assagioli, 1966).
La trasmutazione così attuata avviene gradualmente e per cicli in funzione della plasticità della struttura mentale del soggetto. Per ottenere la totale psicosintesi che formerà una personalità più ricca ed elevata, capace di esprimere in modo fecondo tutte le sue potenzialità, è necessaria l’azione sinergica dei due centri agenti all’interno del soggetto, l’uno personale e cosciente e l’altro spirituale e supercosciente, che si riversano sia nel mondo interiore sia nel mondo esteriore.
Assagioli afferma che una volta iniziata, l’opera di unificazione tra personalità e spirito non può venire arrestata, neppure se si tenta di ribellarsi, poiché le energie spirituali sono più potenti delle forze puramente psicologiche. Per giungere a questo stato di unificazione bisogna sviluppare le funzioni psichiche deficitarie descritte come la capacità di ben percepire ed osservare, la capacità di concentrare la mente, la capacità di pensare e di ragionare, la facoltà di immedesimazione con gli altri e di comprensione psicologica. Così facendo si acquista saggezza, intesa come scoperta del proprio Centro superiore, che produce un’attenta osservazione disinteressata di tutta la vita in noi e intorno a noi.
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