:: SCIENZA | ||
I GENI DI MATUSALEMME |
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![]() Ed inoltre non del tutto sorprendente, almeno alla luce di recenti evidenze che, grazie alle tecnologie oggi a disposizione che ci stanno aiutando a capire il genoma e uno dopo l’altro i vari geni che lo compongono, ci dicono che nel nostro DNA c’è scritto che la vita di un uomo può raggiungere e superare i 120 anni. A sostegno di questi dati in Kazakhstan vive una donna di 130 anni. Sakhan Dosova è nata infatti il 27 marzo 1879 e vive attualmente a Karaganda, nell'est del Paese dove è in buona compagnia in quanto nella sola regione di Pavlodarsk sono stati contati altri 23 ultracentenari. Ma in Indonesia, nell’isola di Sumatra, durante un recente censimento sarebbe stata scoperta addirittura una vegliarda nata nel 1853, quando in Europa si combatteva la guerra di Crimea; non ci sono documenti a provare la sua effettiva età ma certo è che ha una figlia vivente di 108 anni la cui età è comprovata da documento di identità. Turinahn, nonostante i suoi 157 anni, è in buona salute, è autonoma, ha ottima memoria, buona vista e udito intatto. E questi esempi non sono gli unici che di tanto in tanto balzano all’onore delle cronache in Paesi diversi. Naturalmente se la base è uguale per tutti, le differenze pur minime che ci caratterizzano sono tali da renderci tutti dissimili tanto che ognuno di noi reagisce in modo diverso a ciò che mangia o ai farmaci che assume per curarsi, o ancora all’ambiente nel quale si trova a vivere.
Le stime dicono che oggi in Italia, per ogni decade, raddoppia il numero delle persone che raggiungono i cent’anni d'età. Se all'inizio del secolo, infatti, l'aspettativa di vita della popolazione italiana era di 33 anni, oggi per gli uomini si è elevata fino ai 75 anni e per le donne fino agli 81, con il vero incremento d’anni di vita guadagnati raggiunto in questi ultimi decenni. Infatti, l'aspettativa di vita, dal 1970 ad oggi è aumentata di 4-5 anni. Il segreto che assicura una vecchiaia serena, fino ed oltre i 100 anni, sembra, come ben si sa, essere legato ad una vita sana, attiva, ricca di interessi e di affetti, con una bilanciata alimentazione ed una costante attività fisica. Chi mangia poco vive di più, è dimostrato. E recenti studi su numeri elevati di ultracentenari hanno dimostrato che il metabolismo dei lipidi (i grassi) sarebbe uno dei possibili segreti della longevità con particolare riguardo per il tipo di grassi che entrano a far parte della costituzione della membrana delle cellule. Nei centenari è stato riscontrato un livello più alto di quegli acidi monoinsaturi che si trovano nelle noci, nelle mandorle e soprattutto nella macadamia associato ad un livello di polinsaturi più basso. Ma su tale argomento la vera novità è l’articolo pubblicato su Science il 1 luglio u.s. da un gruppo di ricercatori di Boston che afferma che per invecchiare bene serve innanzitutto possedere un buon patrimonio genetico. Gli autori, Paola Sebastiani e Annibale Puca assieme a molti altri del gruppo di Thomas Perls, parlano di una sorta di firma genetica che porta con sé una longevità eccezionale e lo studio è il primo al mondo che, sulla base dell'analisi delDNA, permette di prevedere con un'accuratezza del 77% se una persona potrà vivere fino a 100 anni od oltre. Una delle caratteristiche peculiari della ricerca è che è stata condotta su un numero enorme di ultracentenari, più di mille, e su altrettanti soggetti di controllo. Gli autori sono riusciti ad evidenziare oltre 300 000 varianti geniche (SNPs) e, di queste, 150 sembrano essere fortemente associate ad una longevità eccezionale. Tali varianti, se inserite in un modello di calcolo iterativo basato sulla statistica Bayesiana, sono capaci di predire con grande precisione quanto a lungo vivremo, se raggiungeremo o supereremo i 100 anni. Se vengono combinate assieme, esse definiscono ben 19 diverse firme genetiche che sono proprio quelle che identificano gli ultracentenari che presentano intrinseci vantaggi come la resistenza alle malattie cardiovascolari o all’Alzheimer etc. Pensare dunque a Matusalemme ed ai vegliardi come lui, riportati dalle antiche tradizioni orali o presenti nella più lontana letteratura, non ci procura più tanto stupore oggi che conosciamo la base scientifica che giustifica la loro longevità, ma con questa briciola di conoscenza in più forse abbiamo perduto per sempre la magia e l’incanto che i loro nomi ci suscitavano.
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Uscita nr. 12 del 20/08/2010 |