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Sono quasi diciotto secoli che, nei presepi di tutto il mondo, i Re Magi avanzano giorno dopo giorno verso la grotta del Bambino. Mani amorevoli muovono i loro passi lungo un ideale sentiero della Sacra Rappresentazione. Poi, il giorno dell’Epifania, finalmente giungono a destinazione. Dinnanzi ad un’umile mangiatoia, al fianco di poveri pastori, i Magi si inginocchiano in adorazione del Salvatore e depongono ai suoi piedi i loro doni.
Questo avvenimento così familiare se da un lato colpisce la fantasia dei cristiani, rendendo meno oscuro il mistero di un Dio che si fa uomo, dall'altro sollecita a meditare sugli aspetti trascendenti della divinità del Bambino e della verginità di Maria.
Le effigi parietali del III secolo in Roma nel cimitero di S. Agnese e nelle catacombe di Pietro, Marcellino e Domitilla ci mostrano la prima rappresentazione, nella storia del cristianesimo, della Natività e dell'adorazione dei Magi.
Ma chi sono questi leggendari visitatori di Gesù, da dove provengono e perché sentono il bisogno di recarsi in quel luogo remoto della Palestina, così lontano dalle loro dimore, per adorare un bambino sconosciuto?
La loro storia affonda le radici nel mito, essa fiorisce in terre esotiche e ricche di antiche tradizioni. Un tempo si diceva che fosse ispirata all'oracolo di Balaam, profeta del Pentateuco, poi riconosciuto come Zoroastro, il mistico iraniano vissuto intorno al IXX secolo a.C. il quale aveva profetizzato che un astro sarebbe sorto da Giacobbe ed uno scettro da Israele.
Nella tradizione cristiana questi tre misteriosi personaggi vengono descritti nel Vangelo canonico di Matteo che racconta di Magi che giunsero a Gerusalemme dall’Oriente durante il regno di Erode alla ricerca di un neonato Re dei Giudei: Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo…….. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: "Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo". Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
Nel proto-Vangelo di Giacomo si narra che, mentre Giuseppe si prepara a partire per la Giudea, a Betlemme c'è una grande agitazione per l’arrivo dei Magi che chiedono dove sia il re dei giudei che era nato, poiché avevano visto la sua stella in oriente ed erano venuti per adoralo.
Nel Vangelo dello pseudo Matteo, invece, si dice che i Magi giungono un anno dopo la nascita di Gesù: trascorso poi il secondo anno, dall’oriente vennero dei Magi a Gerusalemme, portando doni. Essi interrogarono sollecitamente i Giudei, domandando: - dov’è il re che vi è nato? Infatti abbiamo visto in oriente la sua stella e siamo venuti ad adorarlo.
Nel Vangelo dell’Infanzia Siriano è scritto poi che in seguito alla nascita di Gesù a Betlemme vennero dei Magi dall’oriente: come aveva predetto Zarathustra…
E nel Vangelo Arabo dell'Infanzia i tre Magi, che portano i doni al bambino Gesù, sono identificati appunto come sacerdoti di Zarathustra.
La religione cristiana attribuisce ai Magi i nomi di Gasparre, Melchiorre e Baldassarre, ma a riguardo non tutte le fonti sono concordi. Nel complesso monastico di Kellia, in Egitto, sono stati rinvenuti i nomi di Gaspar, Melechior e Bathesalsa.
Il nome di Melechior, il più anziano, trarrebbe la sua origine da Melech che significa re; Bathesalsa da Balthazar, mitico re babilonese, quasi a suggerire la sua regione di provenienza; infine Gaspar da Galgalath, che in greco significa signore di Saba.
Un breve accenno a questi mitici re lo troviamo anche in Marco Polo:"...in Persia è la città che è chiamata Saba da la quale partirono tre re che andaron ad adorare Dio quando nacque.."
Secondo alcune tradizioni i tre magi giunsero a Betlemme 13 giorni dopo la nascita di Gesù Cristo; originari dell'altopiano iranico, sarebbero stati dapprima sciamani, legati al culto degli astri, poi sacerdoti del dio Ahura Mazda, il protettore di tutte le creature. Studiosi di astronomia, seguendo la lettura del cielo, avrebbero riconosciuto in Cristo uno dei loro "Saosayansh", Salvatore universale, diventando così loro stessi, "l'anello di congiunzione" tra la nuova religione nascente, il cristianesimo, e i culti misterici orientali, come il mazdaismo e il buddismo.
I doni dei Magi hanno un loro preciso significato; fanno riferimento alla duplice natura di Gesù, quella umana e quella divina: l'oro perché è il dono riservato ai Re e Gesù è il Re dei Re, l'incenso, come testimonianza di adorazione alla sua divinità, perché Gesù è Dio, la mirra, usata nel culto dei morti, perché Gesù è uomo e come uomo è mortale.
Proprio dai doni portati dai Re Magi a Gesù, deriva la tradizione di offrire dolci e giocattoli ai bambini la dodicesima notte dopo la natività: questa tradizione si incrocia con quella della Befana secondo la quale i Re Magi, nel loro viaggio verso Betlemme, si sarebbero fermati dalla vecchietta invitandola ad unirsi a loro. La Befana avrebbe declinato l'invito lasciando partire i Magi poi, ripensandoci, avrebbe deciso di seguirli ma, non riuscendo a ritrovarli nel buio della notte e rimasta senza guida per raggiungere Betlemme, avrebbe lasciato un dono ad ogni bimbo lungo il suo cammino, nella speranza che fra questi ci fosse Gesù.
Rimane oscura la sorte dei Magi dopo la loro morte. Una cronaca del IV secolo riferisce che le loro sacre reliquie, riposte dentro una cassa di legno e avvolte in tessuti intrisi di profumi e mirra, siano state portate a Milano da Sant’Eustorgio di ritorno da Costantinopoli. I corpi dei Re Magi, unti con balsami e spezie, erano intatti e si poteva capire la loro età dal volto e dalla capigliatura: il primo sembrava un giovane di 15 anni, il secondo un uomo di 30 e il terzo un vecchio di 60 anni. Il vescovo Eustorgio fece ampliare l'antica chiesa, dove la tradizione vuole che fosse stato battezzato San Barnaba, il primo vescovo della città, proprio per ospitare le sacre reliquie che vennero riposte in un'arca di marmo sormontato dalla stella e da tre corone, con l'epigrafe “Sepulcrum trium Magorum”.
La testimonianza di ciò si trova nell’iscrizione "Basilica Eustorgiana titulo Regibus Magis” posta sul lato sinistro della facciata della chiesa di Sant'Eustorgio a Milano, nota anche, nei documenti anteriori al X secolo, come Basilica dei Re. Nel 1164 Federico Barbarossa per garantirsi compiacenza e protezione da parte di Dio, ordinò di trafugare i resti dei Re Magi per portarli a Colonia, dove tuttora riposano in una bellissima basilica costruita per loro. Naturalmente i milanesi tentarono più volte di recuperarli, ma senza successo. Si deve arrivare agli inizi del secolo scorso per veder tornare a Milano, grazie agli interventi del cardinal Ferrari, poche loro ossa ora collocate in un prezioso tabernacolo posto sopra l'altare dei Magi.
Sulla sorte dei tre Re il Vangelo non è prodigo di notizie, ci dice soltanto che i magi per un'altra strada sono ritornati al loro paese…(Mt, 2, 12), mentre molte sono le storie tramandate dalla tradizione. Una di esse narra che i Tre, dopo la conversione, furono consacrati vescovi dall'apostolo Tommaso e morirono martiri molto avanti negli anni, tra i 106 e 118 anni per essere poi sepolti, separatamente, in India, dove l'apostolo Tommaso avrebbe predicato. Un'altra invece li vuole morti in Persia dove sarebbero stati sepolti insieme in una grande tomba in un luogo dal quale l'imperatrice Elena, madre di Costantino, avrebbe fatto trasportare le loro reliquie a Costantinopoli per conservarle in una grande chiesa appositamente costruita per ospitarle, anche se in quella città non vi è traccia alcuna di culto in onore dei tre Re.
Ma i Magi proseguono il loro cammino, guidati dalla stella verso la grotta della Natività, indifferenti al dibattito degli storici sulla loro esistenza e sulla loro sorte, poichè nell’immaginario collettivo, sono ormai parte imprescindibile della straordinaria rappresentazione del Natale cristiano.
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