:: RECENSIONI | ||
ANNA VALERIO: VISIONI DI UNA MEMORIA SOSPESA |
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La nascita di una creatura è un nuovo inizio e lo spazio che essa andrà ad occupare è un piccolo mondo nel mondo. E, da questo minuscolo spazio conquistato come diritto inalienabile al momento della nascita, la cui stupefacente unicità disorienta la mente, questo piccolo essere vive ed interagisce con un oceano di altri piccoli mondi accomunati dal medesimo spirito prometeico e dal sacro legame con l’esistenza. Così la vita, le vicende, le idee, le azioni e le opere di questa straordinaria creatura, germogliano e svaniscono in uno spazio che, se paragonato all’immensità dell’universo, appare come un insignificante istante nell’infinito. Pur tuttavia questo minuscolo corpo che pulsa della stessa energia del cosmo, che acquista visibilità e splendore unicamente se è all’interno di quella molteplicità che lo ha partorito, rappresenta quanto di più misterioso e straordinario ci è dato di immaginare. Ed è proprio da questa meravigliosa singolarità della natura umana che mi piace iniziare un itinerario narrativo su di un’artista le cui opere richiamano alla mente questo straordinario ambito del pensiero creativo. Ma prima di procedere all’approfondimento di quel mondo dell’idea che vive e condivide lo spazio esistenziale dal quale prendono vita le opere di Anna Valerio, è necessario dedicare qualche parola al procedimento tecnico che l’artista sceglie per dare forma ai complessi intrecci del suo piccolo mondo nel mondo.
La sua predilezione per l’acquerello non è certo un fatto casuale e nemmeno frutto di un fortuito incontro con quel ramo della pittura. La scelta di questa complessa tecnica che non consente alcun ripensamento, capace tuttavia di fissare al foglio la magia di un pensiero fuggente che ha il potere di accende l’idea e dare vita all’immagine, Anna Valerio l’aveva in serbo ancor prima che la sua mente si aprisse agli orizzonti dell’arte, un’antica elezione la sua che affonda le radici negli arcani anfratti di una memoria ancora permeata dalle fantasie che accarezzano le dolcezze dell’infanzia.
Quando il capriccioso mescolarsi dell’acqua ai pigmenti, appena delineato da un distratto tocco di pennello, compone sulla ruvida carta un primo abbozzo di indistinto colore, ancor prima che l’idea si riveli nella forma vagheggiata e la mente si apra su incerte visioni subconscie protese a ghermire quell’attimo di massima astrazione, ecco che la misteriosa barriera fra l’intellegibile ed il mondo sensibile si infrange e come d’incanto il Velo di Maya, che separa dalla percezione di una realtà che va oltre la materia, cade ed è allora, in quel momento, che la nostra artista svela quella sua intima natura metafisica che si riconosce in un’antica memoria che va al di là del tempo e dello spazio conferitole dalla vita.
Talvolta in alcuni suoi dipinti si coglie la presenza di una vivacissima originalità cromatica, una sorta di atteggiamento estemporaneo che esprime una gaia disinvoltura esecutiva, un guizzo di impulsiva felicità che non manca di suscitare nell’osservatore una sensazione di particolare compiacimento. Pur tuttavia questa ebbrezza creativa, che in alcuni momenti raggiunge l’apice immaginabile dell’archetipo della bellezza, rimane circoscritta a poche pagine di un lungo racconto che vede invece, come protagonisti, un intricato intreccio di intense emozioni e contrastanti sentimenti che spiegano un’ombra malinconica che sembra propagarsi oltre la sua stessa esperienza. Un dato, questo, che ben descrive il singolare modello espressivo dell’artista che raccoglie emozioni scaturite da lontani frammenti onirici, mitigati dalla delicatezza del ricordo, filtrati da un invisibile schermo della memoria, addolcite dal leggero muoversi del pennello nel colore. Questo alternarsi di stati di coscienza emotiva prendono inizio da una singola e imprecisata percezione, per poi definirsi lungo il corso dell’opera e raggiungere la massima integrazione con l’iniziale vaghezza dell’idea quando il colore erompe nel foglio con una caratterialità prima di quel momento, del tutto insospettata.
Dunque bisogna supporre che è nel suo lessico del colore la chiave per una concreta interpretazione dell’opera di Anna Valerio? Certamente sì. Tuttavia va sottolineato che sia la natura del percorso tematico che l’originale linguaggio cromatico dell’artista prendono vita da percezioni di una memoria che ella avverte al di fuori dello spazio esistenziale che occupa, di conseguenza il messaggio che consegna alla sua pittura prende vita dalla convinzione che l’essere umano ha in sè la facoltà di trascendere il proprio spazio ed ascoltare, scevro da costrizioni obnubilanti, il respiro dell’universo.
Solo così ella consegue di affidare ai suoi colori quel modello di pensiero metafisico al di là del Velo di Maya affinchè la purezza dell’arte venga sottratta all’illusorio mondo delle apparenze. Un’arte che ha, come fine, il superamento del limite che la confina a mera attività estetica, un’arte concepita come espressione della trascendenza dello spazio assegnato. Queste poche righe non parlano solo della tua arte…..ma vogliono testimoniare tutto l’amore e l’ammirazione che provo per te…
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Uscita nr. 78 del 05/10/2018 |